Tra magia e botanica: l’Erba Moli

Kraut_Moly_und_Allegorie

[…] l’erba salubre
Porsemi già dal suol per lui divelta,
E la natura divisonne: bruna
N’è la radice; il fior bianco di latte;
Moli i Numi la chiamano […]

Nel X libro dell’Odissea (vv. 393-397) il dio Ermes regala questa pianta a Ulisse per salvarlo dagli incantesimi della maga Circe, aguzzina sua e dei suoi compagni per un anno sull’isola di Ea. Grazie al Moli Ulisse non viene trasformato da Circe in un maiale, come invece accade per i suoi compagni. Il problema dell’identificazione di questa pianta misteriosa e della sua simbologia ha suscitato l’interesse di molti studiosi, antichi e moderni.

Plinio la identificava con l’Alicacabo, una pianta soporifera. Le identificazioni più diffuse riguardavano la mandragora e la ruta siriaca (Peganum harmala), piante entrambe dotate di effetti psicoattivi e allucinogeni. Altri studiosi sostengono invece che “l’erba Moli” sia la Ruta (Ruta Graveolens), basandosi sulle notizie riportate da Dioscoride Pedanio.

Alcuni invece, ispirandosi a una definizione degli scolii omerici secondo cui “Il Moli è una quintessenza di pianta, il cui nome proviene dal potere di rendere innocui i veleni”, ritengono che sia una pianta favolosa, un’invenzione poetica usata per indicare un semplice antidoto. Non per ultime le interpretazioni allegoriche, che vedono il Moli come il simbolo dello stesso uomo, dell’eterno Odisseo.

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